L’artista bergamasca Patrizia Bonardi, attraverso i mezzi di comunicazione che più la contraddistinguono, installazione e video arte, sta compiendo un importante riflessione sulle tematiche calde legate alla migrazione nel nostro Paese. C’è chi scappa dalla guerra e chi cerca una nuova possibilità, punto fermo di tutte queste persone è di nutrire grandi speranze per un futuro migliore. Cosa lega i territori dell’Alto Appennino alle storie di queste persone? Di sicuro questi episodi non ci toccano direttamente, ma molte storie di chi vive questi luoghi si intrecciano con i temi del migrare, dello spostarsi fisicamente, lasciando casa e affetti, alla ricerca di nuove opportunità. Così come molti abitanti dell’Appennino hanno lasciato i loro boschi e le loro montagne per trovare lavoro nelle grani città, come Bologna, Milano, Genova, così molti “forestieri” sono giunti in queste terre. Solo nel Comune di Ramiseto si contano 80 stranieri residen- ti, provenienti soprattutto dai Paesi dell’Est Europa. Per l’artista risulta quindi interessante focalizzarsi sul tema dell’incontro/scontro tra culture diverse e dell’integrazione. Ciò sarà esplicitato in un video che andrà a interpellare gli abitanti del luogo, autoctoni e non, facendosi raccontare storie e ascoltando i pareri sul tema migrazione. Non mancherà un omaggio ai tanti morti senza nome del Mediterraneo, un mare che da secoli è teatro di scambi economici e culturali, e che negli ultimi tempi ha trascinato nei suoi abissi i sogni e le speranze di tante persone in fuga, così come testimonia l’installazione feticcio Mare Prigione, che la seguirà nei video e sarà presente alla Sala Polivalente.
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