Valico Terminus è nata in una casa cantoniera gialla sperduta nel crinale reggiano, qualche km sotto al passo del
Lagastrello. Una mattina stavo lavorando in giardino quando mi si avvicina un signore anziano con un ragazzino e iniziamo a chiacchierare.
Era il figlio del primo cantoniere, ci raccontò di un comando partigiano al primo piano, una sparatoria con i tedeschi e di una capra che saltava tra le pallottole senza mai esser colpita.
Incuriositi, Nila ed io facemmo qualche domanda agli anziani dei dintorni e scoprimmo la storia, lassù praticamente dimenticata, di Rabona.
La notte del 20 novembre 1944, al casolare di Rabona, a pochi passi da Castagneto, ora frazione del nuovo Comune di Ventasso (Reggio Emilia), un gruppo di otto partigiani risponde al fuoco degli invasori nazifascisti, ingaggiando una furiosa sparatoria contro i nemici. Questi otto giovani del distaccamento "Amendola", inferiori di numero, con il loro sacrificio hanno favorito la fuga del comando della 32° Brigata, sito in Castagneto (nella casa paterna di Silvano), che poté trasferirsi a Lugolo (alla casa cantoniera gialla) con tutti i suoi materiali ed i carteggi. Andò invece perduto, bruciato nel corso della battaglia, un magazzino dell’intendenza di brigata nel quale erano stati raccolti molti abiti pesanti in vista dell’inverno e circa 80 kg di sale.
Valico Terminus ha deciso di dedicare la sua prima produzione, corrispondente in 80 kg di sale aromatizzato con erbe, bacche e fiori di montagna, ai combattenti: Artemio Gombia Tony, Erasmo Torricelli Vincere, Giovanni Vecchi Corsaro, Vittorio Prandi Francesco; Carlo Teggi Smit, Erio Tondelli Pippo, Silvio Ferrari Bruno (furono fucilati dopo la cattura), Aroldo Montanari Nando (morì a Mauthausen il 20 aprile 1945).